“Mi ricordo” – Parole e nuove ricerche
L’attenzione che Bruno
Munari ha riservato alla parola scritta e parlata è stata notevole.
Non voglio qui fare
un’escursione e tanto meno una lezione su questi aspetti, ma
semplicemente
ricordare alcuni momenti che ho condiviso con lui.
Eravamo nella seconda
metà degli anni 90. Bruno era molto grande, ma per lui il tempo è
sempre stato
senza tempo (un giorno mi disse “…non ho tempo per invecchiare, ci
sono
troppi progetti da fare”).
Un pomeriggio ci
ritrovammo in casa sua, nel salotto, dove si trovava ancora il suo
tecnigrafo.
Un tavolo da lavoro che immagino sia stato complice di tante scoperte.
Eravamo seduti sul suo
divano,
essenziale, mi pare di colore grigio. Nell’angolo una lampada Falkland
illuminava lo spazio e sul muro appeso ad una cordicina il guscio di
una
tartaruga.
C’era con noi anche sua
moglie Dilma. Bruno si mise a leggere alcuni appunti “Ladri di
grimaldelli
nella puzza gotica di un vicolo cieco evaporano lentissimamente nella
penombra…”
Poi mi chiese “che sensazione provi?” Mi resi subito conto che si trattava di una nuova ricerca.
Incredibile!
Le parole non nel solo significato semantico, ma qui si andava oltre. La parola era diventata quasi una materia: ne sentivo il profumo, la sensazione sulla pelle, quasi il gusto in bocca …Da rimanere senza parole!
Scesi le scale
(dall’ultimo
piano) senza ascensore.
Ero allegra, forse perché ogni volta Bruno era stupore e gioia, assieme alla naturalezza della intuizione. Era incredibile la sua capacità di osservare e sperimentare aspetti a cui non avresti mai pensato. Era Munari!
Dopo un po’ tornai da
lui.
Mi guardò sorridendo: il libro era bello e pronto. “Emozioni” (Bruno
Munari, Emozioni, Corraini).
Con la biro bic siglò la prima pagina giocando, alla sua maniera, sulla leggibilità del nome di mia figlia.
Una bambina nuova, nata da poco, che ricevette già un dono ed un augurio da un grande artista.
Silvana Sperati © 2020