Alberi

Se penso a Bruno, forse lo immagino proprio vicino ad un albero. Decisamente lui amava e rispettava questi meravigliosi esseri viventi e ci ha aiutato a fare altrettanto. Eccolo progettare rinnovati spazi urbani dove i viali hanno piante tutte diverse, così da offrire meraviglie in ogni stagione a chi abita o passa lì accanto; piuttosto che curare- con amore e perizia – i suoi alberi bonsai che gli hanno tenuto compagnia per tutta la vita. Uno di questi era un oleandro che gli regalò suo suocero quando si sposò con Dilma.


I momenti importanti nella vita di Bruno sono stati caratterizzati dalla presenza di un albero, come quello di olivo che mise a dimora sul suo terrazzo milanese quando nacque il figlio Alberto. Munari ci invita continuamente ad osservare la natura, perché questo è il luogo che più di ogni altro mette in scena il cambiamento, la trasformazione e quindi nutre il nostro stupore. Credo che questo sguardo sia nato assieme a lui e si sia rinforzato anche attraverso i suoi giochi di bambino che avevano nella natura il loro scenario ideale.


Scientificità, osservazione attenta che sa cogliere la “regola che regola la natura”, ma anche capacità di comprendere e adattarsi all’imprevisto: questo è stato l’atteggiamento che Bruno ci ha suggerito. Per invitarci ad osservare – per davvero – gli alberi ha scritto un libro meraviglioso in cui ci ricorda che l’albero è un essere vivente che cresce secondo delle regole ben precise. “Disegnare un albero” (oggi edito da Corraini) è un libro senza tempo che ci può aiutare a costruire un rapporto più generativo con la natura e più rispettoso. In questo testo Munari crea una sorta di contatto con gli studi che fece secoli prima Leonardo da Vinci, attraverso una citazione nelle prime pagine del libro e la presentazione di un piccolo disegno leonardesco che illustra proprio la regola della ramificazione.


Osservare la natura per capire come funziona, questo ci sembra oggi il messaggio che ci giunge da questi due grandi uomini.


Saper guardare, cogliere le differenze, osservare come ogni albero sia diverso dall’altro – per la texture, la forma delle foglie, la ramificazione, le fioriture… – questo è l’invito che l’artista ha saputo proporre anche in un gioco. Ricordo che in occasione della Mostra realizzata a Palazzo Reale di Milano (Bruno Munari – Opere 1930-1986 – Comune di Milano, Settore Cultura e Spettacolo) era presente in una delle sale una bella scatola gioco con la riproduzione del tronco e dei rami di alcuni alberi (Bruno Munari – Metti le foglie. Alberi – edizione Danese). Rammento, tra gli altri, la pianta del salice, del ginkgo biloba ed altri ancora. Nella scatola erano a disposizione dei piccoli timbri e un tampone. I bambini erano invitati ad osservare tutti gli elementi e a “mettere le foglie” – naturalmente all’albero giusto- per sviluppare poi il loro disegno, magari inserendo un nido, degli uccellini o tutto quello che volevano. Questa proposta rende evidente come un’azione di gioco permetta al bambino di comprendere immediatamente come gli alberi non siano tutti uguali e non abbiano foglie tutte uguali. Semplice, ma geniale.


Molti anni più tardi, quando collaborai con il team creativo di Padiglione Italia in Expo 2015, progettai, un grande tavolo esperienziale che chiamammo “MU-NARI in Expo 2015. In questo spazio i visitatori avevano la possibilità di confrontarsi con tutte le tipologie di alberi che rappresentavano le Regioni italiane in quella importante manifestazione. Poi attraverso un grande timbro, che riproduceva la sagoma del nostro Paese e delle sue Regioni, potevano sia stampare la foglia di ogni particolare albero- su dei fogli di carta appositamente preparati che presentavano solo la sagoma dei differenti alberi – ma anche capire dove la Regione fosse collocata nell’ambito del nostro “Stivale”.  Ancora una volta uno spazio attivo dedicato al “fare per imparare”. Fu un grande successo.